Tra tutti i vari punti della riforma del lavoro in discussione in questi giorni al Parlamento, quello che più trovo assurdo, anche se molto poco considerato, è la proposta di innalzamento del periodo di prova ad un tempo compreso tra tre e sette anni.
Cioè per rilanciare il lavoro in Italia mi vogliono dire che alle aziende occorrono fino a 7 anni per capire se un lavoratore è adatto o no per un certo impiego???
Ed il sindacato che dice che se ne può parlare???
Ma ci rendiamo conto che nel periodo di prova il lavoratore può venir licenziato in qualsiasi momento senza alcuna altra motivazione se non che "non è adatto a quel lavoro"? Quindi significherebbe regalare alle aziende il diritto ad avere degli schiavi senza alcuna tutela che non possono protestare, non possono iscriversi al sindacato, non possono ammalarsi (non esiste il periodo di comporto malattia), devono accettare qualsiasi orario e qualsiasi mansione... E che dopo sette anni possono venir mandati via senza il minimo problema. Altro che articolo 18!
.
E' semplice: dato che le aziende fanno quel che gli pare con i co.co.pro e le (finte) partita iva, rimanevano da ridurre a bestiame tutti gli altri. Pronti, via.
RispondiEliminaCosì poi, secondo Renzi, magggicamente l'economia riprende.
No comment sul sindacato, come dicono dalle mie parti: o trop cota o mal surtida (o troppo cotta o mal riuscita).
il fatto che non possano iscriversi al sindacato è di poco conto, anzi gli fa risparmiare il costo della tessera.
RispondiEliminaOramai, anche se nessuno lo ha spiegato, si va verso la dequalificazione del lavoro, svolto esclusivamente con l'aiuto di macchine. resistono poche attività sulle quali conviene perdere tempo e denari per ottenere una laurea e poi cercar di emergere per far soldi.
Certo qui da nojos, ci sono molte altre attività, come la politica, i giovani devono guardarsi bene attorno prima di puntare su qualcosa vera.
Il resto è tutto precariato, certo quando gli operai saranno tutti precari, la qualità dei prodotti lascerà molto a desiderare